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Cosa fa il terapeuta familiare in una situazione di conflitto a casa



Perché è importante la presenza di un terapeuta familiare

La terapia familiare è uno strumento importante che permette di sciogliere dei nodi che provengono da quel nucleo originario che è l'ambito più intimo di ogni individuo. Come dice la stessa parola, la terapia familiare non è un momento individuale ma di gruppo, che va vissuto insieme, in modo da poter modificare i meccanismi che creano il disagio.

Disagio che può nascere da eventi contingenti, come malattie, lutti o traumi, oppure venire da lontano.


 

Come agisce il terapeuta familiare in caso di conflitto


1. Stabilire le relazioni tra familiari

Il terapeuta familiare deve innanzitutto riconoscere e spiegare le relazioni della famiglia che sta cercando di aiutare: queste si possono basare sulla gerarchia, sull'affetto o su traumi ed eventi precedenti, vanno quindi scoperte ed analizzate. Tutto va contestualizzato e compreso: la storia evolutiva della famiglia, il momento di crisi che sta attraversando, le storie personali dei componenti.


2. Offrire nuovi punti di vista

In una situazione di conflitto, il terapeuta permette alla famiglia di osservare cosa sta succedendo da un'altra ottica, offre punti di vista inediti e fa scoprire le risorse necessarie per affrontare le problematiche che vengono a crearsi.


3. Confrontarsi in più momenti con i membri della famiglia

A seconda del conflitto, il terapeuta familiare avrà un approccio differente: se si tratta di un conflitto genitori-figli può scegliere di incontrare tutti insieme o separatamente, così come nel caso di dinamiche riguardanti coppie o fratelli. In ogni caso il suo lavoro sarà volto alla ricerca e proposta di opportunità e soluzioni, alle quali è consigliabile essere aperti e ben disposti.


 

A volte infatti è la famiglia stessa che sabota il percorso di guarigione, quando questo riguarda un suo componente: un esempio classico è quello del figlio adolescente che si ribella, ha problemi comportamentali o di salute, crea uno stato di disagio generalizzato. Succede che questo figlio diventi il “paziente designato”, quello su cui concentrare attenzioni e preoccupazioni, per sviare l'attenzione dal problema reale della famiglia che invece viene accantonato. È lo stesso paziente ad alimentare questo processo e se il terapeuta riesce ad arrivare alla sua guarigione, la famiglia può cercare di boicottare tutto pur di non dover affrontare la realtà e il problema reale, sotteso a quello temporaneo causato dal figlio.


 

Questo è solo uno scenario fra quelli che il terapeuta familiare può trovarsi ad affrontare durante gli incontri con una famiglia in difficoltà: per arrivare alla guarigione dal disagio possono essere necessari diversi mesi. La dottoressa Maria Adelaide Caponigro, specializzata in terapia familiare, propone in genere tre incontri conoscitivi per poi capire come proseguire la terapia: fissa un appuntamento per un primo incontro e valuta insieme alla famiglia come proseguire il percorso.

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